Di natura e d’arte, Lanzarote

Sveglia in piena notte, calcola il tratto per raggiungere l’Intercambiador degli autobus, il tragitto per l’aeroporto e il tempo necessario per i controlli prima di arrivare al gate. Sali sull’aereo e tira un sospiro di sollievo, ce l’hai fatta, sobbalzando al primo trillo della sveglia! Ora goditi l’alba sopra le nuvole che appaiono come una distesa infinita di consistenti ma soffici batuffoli di cotone. In soli quaranta minuti di volo, stai per conoscere un nuovo mondo e già in fase di atterraggio te ne rendi conto: piccoli villaggi di case bianche, strade dritte e lunghe che tagliano l’isola e una schiera di vulcani sullo sfondo.

Sono le 07.50 e ho appena messo piede a Lanzarote.

Un cappuccino ad Arrecife e una lunga passeggiata sul suo lungomare, da Playa del Reducto fino al Charco de San Ginés, sono il perfetto risveglio mentale per iniziare il mio intenso programma di viaggio. E allora di corsa in auto, in direzione nord, prestando attenzione alle tante rotatorie o incroci in cui si possono scorgere le sculture in movimento, “Juguete del viento”, di César Manrique, architetto-artista di Lanzarote, le cui opere mi guideranno in questi tre giorni d’arte e natura (al momento alcuni siti sono chiusi a causa del Covid, ma questo inconveniente è soltanto un buon motivo per ritornare).

Charco de San Ginés – Arrecife

Di giardini fantastici nelle mie guide ce ne sono tanti, ma il Jardín de Cactus, ultimo intervento sull’isola dell’artista lanzaroteño, è un’emozione unica: più di 450 specie provenienti da tutto il mondo, esemplari sottilissimi o altissimi, cactus a cespuglio, ad albero e poi i miei preferiti, gli Echinocactus Platyacanthus, enormi sfere spinose con piccoli fiorellini gialli sull’estremità superiore. La palette colori qui va dall’azzurro intenso del cielo al rosso delle montagne circostanti, dal verde delle piante al nero della terra, fino al bianco delle casette e del mulino di miglio, in posizione dominante, in cui veniva macinato il gofio. Passeggiare in questo giardino assolato, con zone d’ombra create dai cactus più grandi, e poter ascoltare il cinguettio degli uccelli misto al fruscio del vento, ti farà sentire parte integrante della natura.

Echinocactus Platyacanthus – Jardin de Cactus

Costeggiando il mare sono arrivata alla struttura che mi ospiterà in questa mia prima visita sull’isola, l’Eco Finca de Arrieta del Lanzarote Retreats. Finalmente dormirò in una yurta mongola in un glamping off-grid, completamente alimentato da energia solare e eolica, con illuminazioni a tempo e sensori nelle aree comuni. Oltre alla raccolta differenziata, qui si fa un uso responsabile e attento dell’acqua, raccogliendo quella che generalmente viene sprecata durante una doccia per le piante; non si utilizzano bottiglie di plastica, ma ognuno può riempire nell’area comune la bottiglia in vetro presente nella propria yurta e, alla tienda de honestidad, si può comprare una borraccia termica, oltre ai tanti prodotti del territorio e alle uova fresche raccolte nel campo del vicino. E allora perché non noleggiare in loco un’auto ibrida/elettrica?

Eco Finca de Arrieta

Io ho scelto l’Eco Palm Yurt, uno spazio recintato con una splendida vista sull’oceano, dotato di cucina all’aperto, di una capanna da pranzo in bambù e una da doccia, di un’amaca, due lettini prendisole e un divano letto ombreggiato. Alla yurta si accede da una porcina in legno e l’interno, con le sue tinte forti rosse e blu, crea un’atmosfera magica. Il letto super king-size si è rivelato comodissimo, in poche ore di sonno ha cancellato tutta la stanchezza accumulata da una sveglia alle 4.30 del mattino! Più volte è arrivato Zack a farmi visita, il gatto coccolone della Finca che mi ha guidato negli spazi comuni, dalla piscina all’area giochi dei bambini, dove mi sono divertita a saltare su un enorme trampolino, fino a farmi conoscere gli asinelli, le papere e le galline.

Yurta – Eco Finca de Arrieta

A pochi minuti di distanza dalla Finca, ho visitato lo Jameos del Agua, luogo di pace unico al mondo. Raccontare a parole le sensazioni vissute è difficile, basti pensare che si tratta di un tunnel vulcanico prodotto dall’eruzione del Volcán de la Corona, avvenuta oltre 3000 anni fa. L’effetto wow si ha sin dall’ingresso, dalla cima di una scalinata in pietra che conduce alla prima grotta, con un laghetto in cui vive una specie unica al mondo, il granchio albino, cieco e grande appena un paio di centimetri. Alle due estremità della grotta un bar e un ristorante (il ristorante è attualmente chiuso). Seguendo la luce, si arriva nel Jameo Grande dove si trova una piscina paradisiaca, la tentazione di fare un bagno è fortissima, ma purtroppo non si può. L’ultimo tunnel, sorprendente, ospita un auditorio. Fate caso ai dettagli, soprattutto da questi si evince la genialità di Manrique… le maniglie delle porte sono a forma di aragosta!

Jameos del Agua

È arrivato il momento di godersi un pò il mare e la Playa del Caleton Blanco, lungo la strada per il Mirador del Río, sembra perfetta. Protetta da una barriera di scogli, sui quali le onde dell’oceano si infrangono lontane, appare come una piscina, calma, trasparente e dalla temperatura piacevole, con un fondale bianco e argilloso. Molto bella anche Caleta Gonzalez, poco prima del Caleton Blanco, con piccole dune di sabbia bianca. Per un accesso comodo al mare, ti consiglio di portare con te le scarpe da scoglio.

Il Mirador del Río, situato a 400 mt di altezza, regala una splendida vista su La Graciosa, “ottava” isola delle Canarie adagiata su un mare turchese, e sulle saline più antiche dell’arcipelago. Se non soffri di vertigini, prova ad affacciarti dal terrazzo, le pareti rocciose su cui poggia la struttura sono estremamente scoscese, da brividi! Il vento è molto forte, ma il panorama può essere apprezzato anche dall’interno attraverso le enormi vetrate del Mirador, sorseggiando un caffè o un drink. La sinuosità architettonica di Manrique è ciò che più mi affascina, le forme non sono mai spigolose, ma tendono ad accoglierti e ad abbracciare il paesaggio circostante e il Mirador ne è una perfetta dimostrazione.

Mirador Del Rio

Cena in spiaggia, ma tutti gli indirizzi di “dove mangiare” (novità per le mie guide) li troverete su “Lanzarote – Islas Canarias in Pillole”.

Tra i nuovi contenuti, anche una pagina dedicata ai mercatini e così, quando ho sentito che la domenica mattina ci sarebbe stato il Mercado de artesanía a Teguise, sono andata a visitarlo. Be’ una gran bella scoperta, Teguise è per me il borgo più bello dell’isola, con le casette bianche e basse, i dettagli in pietra, le finestre verdi, i bar e i negozietti nei vicoli e la statua del Diablete ad aspettarci ad uno degli ingressi al centro storico. Un barraquito especial e poi via tra le bancarelle del mercato, dove ho trovato il Licor e la Marmelada de Cactus. Qualcuno di voi li ha mai assaggiati? Io lo farò tra pochissimo!

A soli 15 minuti dal borgo, Playa de Famara, ai piedi dell’omonimo Risco sul quale si erge il Mirador del Río, è un paradiso per i surfisti. Mi hanno detto che con la bassa marea sembra trasformarsi, creando dei giochi di riflessi nella pozze di acqua calma sulla sabbia.

Playa de Famara

Attraversando l’isola nella sua parte centrale, ho incontrato i suggestivi vigneti nella valle de La Geria. Ricavati nella nera terra vulcanica, sono caratterizzati dai socos, strutture semicircolari in pietra a secco di origine vulcanica, con un solco nella terra e una pianta, si tratta di una sorta di cappotto per la vite, per proteggerla dal vento, preservando l’umidità al suo interno. D’obbligo una sosta per degustare i vini, io ho scelto Bodegas Rubicón. Visitando questa tienda-museo, situata in una tipica casa canaria, e passeggiando tra i loro curatissimi vigneti, ho assaggiato prima un rosato fruttato e poi il vino tinto.

Bodegas Rubicón

Sulla strada per Playa Blanca ho scorto all’improvviso un giardino pieno di sculture, attrezzi, materiali e un aeroplano… mi è bastato un attimo per riconoscerla, si trattava della casa dell’artista Deiter Noss in Calle Breña. Al momento credo che l’artista non sia sull’isola, ma mi sarebbe piaciuto chiacchierare con lui per addentrarmi nel suo onirico mondo.

Una paella per 2 vista oceano a Playa Blanca e poi un bagno in una delle calette del Monumento Naturale di Los Ajaches: Playa Mujeres, Playa de Papagayo, Playa de la Cruz, Puerto Muelas o Caleta del Congrio… avrai solo l’imbarazzo della scelta, sono tutte bellissime! Io ho optato per Playa de Papagayo, una piccola baia di sabbia dorata raccolta tra le rocce con l’acqua color smeraldo… non vedo l’ora di tornarci, in una giornata senza vento, per godere appieno della sua bellezza e immergermi con maschera e pinne!

Playa de Papagayo

La seconda notte nella yurta un improvviso acquazzone mi ha destata dal sonno ed è stato divertente ascoltare la pioggia battere sul tetto, stando al caldo sotto le coperte. E pensare che avevo impostato la sveglia poco prima dell’alba, mi sarebbe piaciuto vedere il sole sorgere dal mare proprio di fronte al mio giardino, ma al mattino i nuvoloni erano ancora lì.

Anche la terza e ultima giornata sull’isola è iniziata all’insegna di Manrique, con una visita alla Casa-Museo del Campesino, riconoscibile già da lontano con l’imponente Monumento alla Fertilità. Di un bianco abbagliante, che a tratti mi ha fatto credere di essere su un set fotografico, è uno straordinario omaggio alla cultura popolare di Lanzarote, tra architettura, agricoltura, artigianato e gastronomia tradizionali. All’interno del sito, nello spazio dedicato al Mercato autoctono sostenibile, potrai non solo comprare i prodotti locali, ma soprattutto immergerti in un’esperienza unica per imparare a preparare il mojo canario, il gofio e apprendere l’arte dell’intreccio in una sombrerería e della tintura con la cochinilla.

Sombrerería

Non si può andar via da Lanzarote senza aver visitato Las Montañas del Fuego nel Parco Nazionale di Timanfaya. Privo di vita, desolato, ma non desolante, questo incredibile luogo formatosi dopo le violenti eruzioni vulcaniche avvenute tra il 1730 e il 1736, ha un’infinità di colori e sfumature e corre verso la costa in un mare di lava a perdita d’occhio. Vi sfido a contare tutti i crateri che incontrerete lungo il tragitto, forse 25, ma io ho perso il conto!

Il Restaurante El Diablo, ideato da Manrique e situato nell’Islote de Hilario, è una perfetta integrazione tra natura e opera umana. La peculiarità sta nel poter cucinare carni e verdure sulla pietra vulcanica all’aperto, sfruttando il calore naturale del vulcano, per poi mangiarle con una incredibile vista sul Parco Nazionale di Timanfaya. Io mi sono meravigliata come una bambina, sobbalzando alla dimostrazione di come si possa creare un geyser, in pochi secondi, solo versando nel terreno una bacinella d’acqua!

Restaurante El Diablo – Islote de Hilario

La strada che dal Parco taglia dritta la valle conduce a Yaiza, per molti il borgo più grazioso di Lanzarote, a me è apparso estremamente tranquillo, quasi sonnecchiante, con le casette bianche, un cielo blu intenso sullo sfondo e le palme lungo le strade. Da Yaiza in 10 minuti si può raggiungere El Golfo, un minuscolo villaggio di pescatori con tanti ristoranti vista oceano dove gustare pesce e frutti di mare locali. La vera attrazione de El Golfo è il Charco de los Clicos, un lago di acqua verde separato dal mare da una lingua di sabbia nera e protetto, anzi quasi nascosto, dalla retrostante valle dei vulcani, da rocce frastagliate che vanno dal rosso al dorato, al nero. Quando si percorre il sentiero che conduce al belvedere, il lago – dichiarato riserva naturale – è totalmente nascosto, sembra di raggiungere una spiaggia come tante, ma all’improvviso ti appare in tutta la sua unicità, con questa strana colorazione dovuta all’accumulo di zolfo e ad un’elevata concentrazione di un’alga nota come “ruppia marítima” che produce clorofilla e diverse sfumature di verde a seconda del periodo dell’anno.

Charco de los Clicos

Proseguendo lungo la costa si incontra prima Montaña Bermeja e poi le stupefacenti scogliere di Los Hervideros. La strada, momentaneamente chiusa, non permette di proseguire e allora decidiamo di goderci il sole sulla selvaggia e agitata Playa de Montaña Bermeja che, con la sua piccola e calma laguna tra mare e montagna, ci permette di fare un bagno in totale relax.

Rimandiamo, per ora, le altre tappe previste alla nostra prossima visita sull’isola.

A presto

Marianna

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