Tartufo, vino e nocciole sono i 3 prodotti che identificano inevitabilmente il Piemonte e che hanno scandito i tempi di un intenso weekend alla scoperta del Monferrato con l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero.
La partenza, in un caldo venerdì di inizio estate, ha messo in marcia quella sensazione di meraviglia, quella voglia di lasciarsi sorprendere da un territorio mai esplorato prima.
E così dopo un brevissimo stop alla Locanda Antico Ricetto a Portocomaro, la struttura che ci ha ospitati e coccolati nei giorni appena trascorsi, abbiamo raggiunto Albugnano per visitare l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano.
Accompagnati da Raffa, la nostra instancabile guida, ci siamo ritrovati dinanzi ad un gioiello di epoca romana dall’origine incerta (l’Abbazia fa parte della Rete Romanica di Collina), reso ancor più magico dalla luce dolce e calda del tramonto.
La facciata, costruita in mattoni e fasce di arenaria, è adornata da sculture disposte in schema gerarchico e nasconde una particolarità pronta a svelarsi solo al visitatore più curioso: nella pietra locale utilizzata per la costruzione sono incastonate delle conchiglie fossili!
Varcata la soglia, mi sono ritrovata davanti ad un jubè o pontile, un elemento mai visto prima. Si tratta di una rara struttura che separa la navata, costituita da colonnine in pietra con capitelli e da una fascia di bassorilievi che racconta la vita di Maria, impreziositi dalla coloritura blu ottenuta con i costosi lapislazzuli del Caucaso.
Splendidi l’altare in terracotta policroma e il Chiostro che conserva un importante ciclo di affreschi del ‘300.




Tips! Il terreno retrostante la Canonica, accoglie un frutteto con antiche varietà di meli, i cui frutti vengono donati, nel mese di ottobre, ai visitatori dell’Abbazia.
“Sono mele di un passato che davvero è ritrovato nello sguardo di chi cura la memoria e la cultura”.
La lezione non è finita, ora tutti a scuola… ma stavolta a cena, si perché l’Enoteca regionale dell’Albugnano sorge proprio nell’ex scuola elementare “Camilla Serafino”.
Un progetto nato da una ventina di produttori dell’Albugnano DOC per promuovere e valorizzare i vini, i prodotti agroalimentari e artigianali locali, oltre alle ricchezze paesaggistiche, storiche e artistiche del territorio.
Una vista eccezionale, non a caso il borgo è definito “il balcone del Monferrato”, una tavolata semplice ed accogliente e una selezione di prodotti del terreno sapientemente cucinati hanno reso la nostra cena davvero piacevole in compagnia di alcuni dei produttori di vini che abbiamo assaggiato (dal c’ha bugia al Khymeia dell’azienda agrituristica Alle Tre Colline, dal Gigin Freisa d’Asti dell’Az. Agricola Pianfiorito, all’Albugnano Terre dei Santi), fino a deliziarci con il “bacio piatto”, un dolce al quale non ho potuto negare il bis, sorseggiando il Khymeia, un vino aromatizzato alla china.



La seconda giornata in Monferrato è iniziata proprio come piace a me, all’insegna della natura con una sosta imprevista in un immenso campo di girasoli ad osservare l’operoso lavoro delle api, prima di dirigerci a Moncalvo, la città più piccola d’Italia.
Sulle colline del paese, tra vigneti e noccioli, una caccia al tartufo con l’esperto “trifulau” Aldo Guarnero e il suo giocherellone amico Balin, un cane dal fiuto finissimo.
I tartufi altro non sono che funghi ipogei e sono composti per l’80% d’acqua. Noi siamo andati alla ricerca dei tartufi neri (il bianco è prettamente invernale e si sviluppa molto più in profondità, dunque prevede anche un metodo di estrazione completamente diverso) e ne abbiamo trovati ben cinque… non male come bottino!
Il tutto si svolge come un gioco: Balin, nelle sue pazze corse, si stende sul terreno quando annusa qualcosa; è allora che arriva Aldo per scavare ed estrarre il tartufo integro, prima di premiare il suo fedele compagno per l’ottimo lavoro svolto.



La tappa successiva è stata estremamente goduriosa e rilassante.
Rientrati a Portacomaro, abbiamo raggiunto l’Azienda Agricola Fratelli Durando, un’azienda centenaria dedita alla produzione di prodotti genuini e fedeli alla tradizione locale: nocciole, vini, farine macinate a pietra, prodotti stagionali come confetture, gianduiotti, biscotti e torte, fino ai cosmetici realizzati con le vinacce dell’uva Grignolino e Ruche.
La passione e la preparazione di Alessandro, ci hanno introdotti in un mondo sorprendente nel quale anche gli scarti di lavorazione vengono utilizzati con sapienza e mai sprecati, al fine di ottenere qualcosa di buono e funzionale: siamo dunque in una struttura realmente sostenibile e non solo nella scelta della bioedilizia e dell’ingegneria naturalistica utilizzate per la costruzione dell’agriturismo.
Accompagnati dal canto delle cicale, abbiamo attraversato i campi di noccioli e siamo giunti in un’area relax all’ombra dei noci e con vista sulle vigne. Il luogo perfetto per “disfrutar” del nostro picnic, o più propriamente il classico fagotto della nonna, un enorme tovagliolo chiuso con un nodo che contiene diverse bontà, le mie ovviamente vegetariane. Una volta aperto, il fagotto diventa tovaglia! Qui abbiamo assaggiato l’Anarchico Testabalorda, un grignolino d’Asti amato dalla regina Margherita.



Siamo così arrivati ad uno dei momenti per me indimenticabili di questo tour: la visita al laboratorio di nocciole dove ho preparato una squisita crema di nocciole con soli tre ingredienti: pasta di nocciole, zucchero e cacao. Esperienza super super consigliata!!
È possibile girare nella proprietà con le biciclette in condivisione e raggiungere i diversi casot ( rifugi in pietra utilizzati per ripararsi dal sole o dalla pioggia e per riporre gli attrezzi). Quello appena sotto l’agriturismo, nei weekend, diventa Barot, il casot dei gelati e credetemi… il gusto alla nocciola è speciale! E perché non farsi coccolare con un trattamento viso con i cosmetici dell’azienda nel Casot del Ruchè?


Ed ora, come in un favola, non poteva mancare la visita ad un Castello.
Il Castello Reale di Govone, circondato da un giardino pensile e da un parco all’inglese, fu eretto nel 1778 su una preesistente fortezza del 1300.
Nei giorni scorsi ha ospitato il Roero Cultural Events e questa occasione mi ha permesso di passeggiare tra le sale del castello ammirando, sulle note dei musicisti Martina Sighinolfi e Claudio Pasceri, le splendide carte da parati cinesi del XVIII secolo e le installazioni di arte contemporanea.
Trovi il Castello di Govone tra i castelli imperdibili nella mia guida Piemonte – L’Italia in Pillole.



L’ultimo giorno di esplorazioni ci ha condotti a Cocconato. Una passeggiata tra i vicoli, le scale e i portici di uno dei borghi più belli d’Italia, anche conosciuto come la Riviera del Monferrato grazie al suo particolare microclima che permette la coltivazione di ulivi, palme e fiori.



Ed è proprio a Cocconato che nasce l’Azienda vitivinicola Bava.
Un’azienda familiare giunta alla sesta generazione, capace di tramandare e raccontare valori e saper fare appresi in secoli di storia del vino (1600), ancor prima che quelle vigne diventassero cantina (1911). Oggi la proprietà si estende su 50 ettari di vigneti nei territori del Monferrato e delle Langhe, seguendo una sola regola: “Ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente”, dunque rispettare l’ambiente!
Giulio Bava ci ha accolti, attraverso una botte, in questa sorprendente proprietà in cui ogni dettaglio è amabilmente curato, dal portone ricavato con vecchie botti all’antico torchio fino a giungere, attraverso un corridoio verde, nella sala “museo” con le antiche botti di cemento, che ripercorre la storia delle famiglia. E ancora cuscini e sedute a forma di tappi e un passaggio segreto attraverso una botte con un rubinetto come maniglia!
Un Bianc ‘d Bianc Cocchi per un brindisi con le bollicine in un particolarissimo bicchiere dal design triangolare, prima di assaggiare il vino prodotto nella vigna più vecchia dell’azienda, il PianAlto, un magnifico Barbera.
Tra una chiacchiera e un fresco pranzo culminato nell’assaggio della cremosa Robiola, le mie papille gustative hanno raggiunto l’apice con il Vermouth storico di Torino, esaltato da un pò di acqua soda, ghiaccio e da una scorzetta di limone.






Un caffè e un bacio di dama (in realtà ho perso il conto di quanti ne ho mangiati) per concludere questa meravigliosa esperienza e salutare, ma si tratta solo di un arrivederci, un territorio ancora poco conosciuto, perfetta sintesi tra gusto, paesaggio e suggestioni antiche.
Continua a scoprire l’Italia con le mie pillole, scarica la guida sul Piemonte qui sotto e tagga #litaliainpillole nelle tue foto, sono curiosissima di vedere quali luoghi sceglierai di vistare!
A presto
Marianna
♥
Un pensiero riguardo “Oro Monferrato”