Giorno 1 Digital Wanderlust Guide

Una torcia, una power bank e tante schede di memoria sono stati i primi oggetti che mi sono venuti in mente mentre il mio progetto Digital Wanderlust Guide era online sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter.

La lista delle faccende da fare per e prima della partenza aumentava sempre di più, soprattutto perché di continuo mi appuntavo cose che sarebbero state fondamentali o quanto meno utili per un viaggio lungo 70 giorni con un’auto d’epoca che di tanto in tanto fa i capricci!
Per non parlare dell’attrezzatura fotografica e della valigia, che sarebbe dovuta essere essenziale ma completa, attraversando nazioni diverse con climi diversi, partendo a inizio ottobre e rientrando a dicembre inoltrato.

E’ una “fortuna” allora non avere più il peso di tutte queste incombenze?
Purtroppo l’obiettivo del finanziamento non è stato raggiunto, ma visto che l’idea iniziale di questo blog era scrivere anche e soprattutto dei viaggi che non faccio, ma vorrei fare, terrò un diario di bordo proprio come se fossi partita, per farvi vedere tutte le tappe pazzesche che avrei raggiunto, i posti più insoliti dove avrei dormito e quelle cose poco conosciute dai turisti. Un’impresa ardua insomma!

Be Positive ♥ quanto meno in questo viaggio virtuale tutto filerà liscio: nessun “intoppo meccanico”, che invece era uno dei rischi che avevo preventivato; il tempo sarà sempre buono; non sbaglierò mai strada, anche se dovessi scegliere il percorso meno lineare, ma più entusiasmante per me e soprattutto nessun albergatore mi dirà “I’m sorry, it’s all booked”!

E allora pronti a partire?

Tutti a bordo della mia Citroën Dyane 6 alla scoperta “virtuale” dell’Europa, o per lo meno di una buona parte di essa!

☝ 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚: sveglia all’alba, non solo perché è il momento migliore per scattare fotografie (in giro non c’è quasi nessuno), ma anche perché in questo modo la giornata sembrerà più lunga e viaggiando in auto il tempo è prezioso.

𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 ❶

Lo sapete che in Italia ci sono dei parchi che furono fatti costruire inseguendo un sogno magico? Uno di questi è il Parco dei Mostri, conosciuto anche come Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie (suona molto più romantico).
Si trova a Bomarzo, un piccolo paesino in provincia di Viterbo, a poco più di tre ore di auto da Salerno.
E’ un punto di partenza privilegiato per riscoprire la Tuscia Viterbese (eh si, gioco in casa, una mia cara amica è caprolatta e negli anni sono stata qui innumerevoli volte).

Ideato dall’architetto Pirro Ligorio su commissione del Principe Vicino Orsini “sol per sfogare il core” (come riporta una delle tante iscrizioni presenti nel parco) dopo la morte della moglie Giulia Farnese, fu iniziato nel 1552 e terminato nel 1585.
Si tratta di un eccentrico boschetto abitato da giganti e mostri di pietra, figure mitologiche e animali esotici, resi ancor più fiabeschi dal muschio che li ricopre. Ah, non perdetevi il tempietto funerario dedicato alla “divina Giulia” e la casetta storta (casa pendente)! Perché storta? Così, forse Orsini era un innamorato annoiato (all’interno la testa che gira è un effetto collaterale assicurato).

Le mie statue preferite? Echidna, una donna con le gambe distese dalla forma di serpente e l’Orco (anche Salvador Dalì ne restò affascinato): entrate dalla sua bocca spalancata e provate a parlare!

Una pausa pranzo a km zero nell’azienda agricola i Giardini di Ararat a Bagnaia e di corsa a Caprarola per visitare Villa Farnese e i suoi splendidi giardini.

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Il Palazzo, residenza estiva dei Farnese, domina la cittadina dove, permettetemi questa piccola digressione, dovrete andare in cerca della Nellina (una crema di nocciole e cioccolato spalmabile che sa davvero di nocciole ed è fatta con l’olio che producono qui) e dei tozzetti alle nocciole (c’è chi sostiene che siano gli antenati dei cantuccini).

Il Cardinale Alessandro Farnese, divenuto poi papa Paolo III, commissionò la realizzazione di una fortezza ad Antonio da Sangallo il Giovane. Al progetto collaborò anche il senese Baldassare Peruzzi. Nel 1530 iniziarono quindi i lavori del bastione con mura molto spesse e inclinate per deviare i colpi di cannone e tutt’intorno un fossato.
Con la proclamazione di Alessandro a papa, i lavori vennero sospesi per circa un trentennio e ripresi solo in seguito dall’omonimo nipote, il cardinale Alessandro Farnese, che volle però un palazzo in stile rinascimentale affidando i lavori a Jacopo Barozzi, detto il Vignola. La struttura rimase di forma pentagonale, inserendo una grande piazza e un cortile circolare al suo interno, composto da due caratteristici porticati sovrapposti ed è suddivisa in due zone: quella estiva a nord e quella invernale a sud.

Si giunge a palazzo attraverso due larghe scalinate (che in origine sarebbero dovute essere delle mura invalicabili) poste in cima alla lunga strada dritta che attraversa la cittadina ancora oggi e che fu realizzata proprio in quel periodo.
Negli Interrati si trovane le stanze per la servitù, le cucine e i magazzini, collegati ai piani superiori dalla nascosta Scala del Cartoccio, di forma elicoidale.

Sembra che sul corrimano fosse scolpita una guida che permetteva di far scendere dall’alto un cartoccio di carta riempito di sabbia o di un sassolino, per far scendere messaggi veloci in segretezza.

Al di sopra dell’interrato si trova il Piano Rialzato, o dei Prelati, mentre si accede al Piano Nobile attraverso la Scala Regia anch’essa dalla forma elicoidale. Totalmente affrescata, stupisce per l’ampiezza dei gradini e l’alzata bassa, si narra che Alessandro vi salisse a cavallo.
Giunti al piano superiore, dopo la Sala d’Ercole con i suoi cinque enormi finestroni e la vista su tutta Caprarola e sui possedimenti di famiglia, si inizia il percorso visitando la Cappella Circolare. Nel cerchio centrale è raffigurato Dio nell’atto di creare il mondo.

Si prosegue con la Sala dei Fasti Farnesiani (forse la più importante, in cui è narrata, anzi celebrata la storia della famiglia Farnese), la Sala del Concilio di Regio, la Camera dell’Aurora (era la camera da letto), la Sala dei Lanifici (probabilmente riservata alla realizzazione delle vesti del cardinale), la Sala della Solitudine o dei Filosofi (era qui che Alessandro ricercava serenità per le sue meditazioni), la Camera della Torre, la Sala della Penitenza, la Sala dei Giudizi, la Sala dei Sogni, la Sala degli Angeli o dell’Eco, in cui (io l’ho provato un pò di anni fa, ora non si può più fare) si creano particolari effetti acustici: posizionandosi in un angolo della stanza, rivolti verso il muro, anche parlando sotto voce si riesce a comunicare con le persone agli angoli opposti.

E infine la bellissima Sala del Mappamondo. Tutte le stanze sono meravigliosamente affrescate, ma quest’ultima, con le sue carte geografiche e nella volta lo zodiaco, è forse la mia preferita.

Il quarto e il quinto piano erano invece destinati a staffieri e cavalieri.
Adiacenti al Palazzo i magnifici Giardini all’italiana con giochi d’acqua, cascate, sculture e labirinti. Anch’essi sono suddivisi in due zone, una a nord est e una a sud ovest, un giardino d’inverno e un giardino d’estate dunque, in corrispondenza degli appartamenti.
In un edificio separato si trovano invece le Scuderie che potevano contenere fino a 120 cavalli.

Secondo una leggenda, proprio a Palazzo Farnese si troverebbe l’unico ritratto raffigurante Giulia Farnese. Sembra infatti che il fratello Alessandro, poi papa Paolo III, abbia eseguito una “dannatio memoriae” dell’amata sorella.
La “bella” con la sua storia rocambolesca, sposata a 15 anni al Principe Orsini, divenne l’amante del Cardinale Rodrigo Borgia, divenuto poi papa Alessandro VI, di diversi decenni più grande di lei.

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Il tramonto più spettacolare in zona? Sicuramente a Civita di Bagnoregio. Il borgo, in gran parte disabitato già a metà ottocento, appare arroccato su uno sperone di tufo alto 440 metri ed è raggiungibile attraverso un lungo ponte pedonale in muratura che attraversa la Valle dei Calanchi.

L’isolamento dello sperone tufaceo, così come si legge dal sito ufficiale, é il risultato di una irrefrenabile erosione che vede lo stesso progressivamente assottigliarsi su un sottostante strato argilloso, anch’esso instabile, poiché per la sua natura geologica é destinato a subire l’azione erosiva degli agenti atmosferici che lo modellano nelle tipiche forme dei calanchi.

Superata la Porta Santa Maria (unica porta di accesso, mentre in passato erano ben cinque) è come essere catapultati in un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato: passeggiamo tra i vicoli a ciottoli, ammirando le case antiche e i palazzi nobiliari fino al belvedere sui calanchi e alla chiesa di San Donato, che ospita un crocifisso ligneo di scuola donatelliana.

Anche l’alba qui è spettacolare: “la Città che muore” nelle prime ore del mattino sembra avvolta, anzi sospesa nella nebbia, in un silenzio ancestrale.

A Viterbo, più precisamente ad Arlena di Castro, si trova l’Agriturismo La Piantata che esaudisce uno dei miei desideri da bambina e forse non solo il mio: dormire su una casa sull’albero; in più aggiungeteci che è su un campo di lavanda ed io sono praticamente cotta!

La casa sull’albero

La colazione viene servita direttamente in camera, o meglio sulla terrazza privata, attraverso una cassetta da tirar su, come una sorta di paniere.

Gli ospiti, dal 25 luglio al 10 agosto di ogni anno, possono assistere al taglio e alla raccolta della lavanda. E’ qualche anno ormai che nel viterbese, tra fine giugno e inizio luglio, si svolge la Festa della Lavanda!

𝐄 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐚𝐧𝐝𝐫𝐞𝐦𝐨?

𝐓𝐢𝐩𝐬! ☜ da non perdere in zona

  • Per chi si mette in viaggio in auto dal Sud Italia, consiglio una sosta a Calcata, il borgo degli hippie, degli artisti e delle streghe. Dimenticatevi il cellulare, qui non prende, siamo davvero in un luogo magico insomma!
  • Viterbo tutto l’anno con il Palazzo dei Papi e la città vecchia dentro le mura, ma segnate in agenda la data del 3 settembre: un centinaio di uomini, detti “facchini”, portano a spalla lungo un percorso di un chilometro, a tratti correndo, la Macchina di Santa Rosa, una statua di circa 30 metri (supera di gran lunga i palazzi). E’ uno spettacolo emozionante!
  • Le Terme libere del Bullicame: quattro piscine naturali accessibili anche di notte.
  • Villa Lante a Bagnaia con i suoi Giardini all’Italiana e la Fontana del Quadrato.
  • La Notte delle Candele a Vallerano: 100.000 lumi accesi all’imbrunire nel centro storico.

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